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Dropshipping senza partita IVA: è possibile?

Articolo di Ivan Napoleone Fichera

È possibile fare dropshipping in Italia senza partita IVA, o vendere su Shopify senza partita IVA? Come trovare fornitori dropshipping senza partita IVA? Fare dropshipping senza partita IVA è legale?

Queste sono le domande più frequenti che mi vengono rivolte da aspiranti imprenditori nel campo dell’ecommerce.

È arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza.

Oggi ti guiderò nel viaggio per comprendere al meglio, sotto il profilo fiscale e burocratico, come iniziare un’attività di dropshipping, cercando di fare ordine tra tutte le informazioni spesso contrastanti, o peggio, errate presenti in rete.

Riuscire a distinguere tra quello “che si dice in giro” e ciò che è reale può fare la differenza tra un business florido o un mare di multe e problemi legali. È quindi basilare fare chiarezza sul corretto funzionamento legale del dropshipping. In questo articolo, ci concentreremo sul momento più delicato della vita di ogni business: la sua nascita.

Dalla mia esperienza, le domande fondamentali che ogni imprenditore deve porsi per riuscire a configurare in modo efficace la partenza di un business di dropshipping sono tre:

  1. È possibile fare dropshipping senza partita IVA?
  2. Quali adempimenti bisogna effettuare per aprire una partita IVA per dropshipping?
  3. Quanto costa avere una partita IVA?

È possibile fare dropshipping senza partita IVA?

dropshipping senza partita iva

Fare dropshipping senza partita IVA nel 2019 è possibile? Innanzitutto, cerchiamo di definire bene di cosa stiamo parlando: il termine “partita IVA”, infatti, identifica due cose ben distinte, ed è bene comprendere appieno i due significati per capire quali sono gli aspetti legali del tuo ecommerce. 

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Nel linguaggio comune si riferisce a tutti quegli imprenditori e lavoratori autonomi che basano la propria vita economica su attività professionali, commerciali o artigiane contando principalmente sulle proprie forze (il famoso “Popolo delle partite IVA”).

Dal punto vista tecnico il termine “partita IVA” ha un suo significato ben specifico:

La partita IVA è un codice di undici numeri che l’Agenzia delle Entrate attribuisce, dietro apposita domanda, per identificare in maniera univoca ogni soggetto che svolge abitualmente, stabilmente e in maniera organizzata un’attività sul nostro territorio, a prescindere dalla sua residenza.

Per rispondere alla domanda se è possibile aprire un’attività di dropshipping senza partita IVA, ogni soggetto che svolge abitualmente un’attività economica e che crea un’organizzazione definita e stabile è obbligato a richiedere all’Agenzia delle Entrate l’apertura di una propria partita IVA, tramite attribuzione del sopra-citato codice numerico. Quindi, per fare dropshipping ci vuole la partita IVA.

Cosa possiamo inquadrare come attività abituale, stabile ed organizzata? Anche solo la volontà di voler comprare e rivendere prodotti in maniera continuativa potrebbe essere sufficiente. Attività come selezionare i prodotti, applicare strategie di marketing al fine di venderli o anche solo avere un sito ecommerce sono tutte caratteristiche ineluttabili all’obbligo di apertura della partita IVA. Gestire un ecommerce senza partita IVA non è possibile.  

Quindi, fare dropshipping senza partita IVA non è possibile.

Normalmente, a questo punto in molti mi chiedono:

ma allora il limite dei 5.000 euro per compensi occasionali?

Beh, tale limite è una leggenda metropolitana. Infatti, chi svolge attività occasionali (senza alcun tipo di organizzazione, svolta in maniera saltuaria ed episodica) non ha alcun limite ai compensi che può percepire ma ha soltanto l’obbligo, superati € 5.000,00 di compensi, a versare i contributi previdenziali tramite iscrizione alla Gestione Separata INPS. Non ha quindi l’obbligo di aprire anche una partita IVA. 

Aprire una partita IVA per il dropshipping è necessario. Ciononostante, investire sulla creazione di una partita IVA per una nuova avventura, un’attività che praticamente non si è mai svolta prima e quindi senza la certezza di un ritorno economico è una sfida che preoccupa molti.

La buona notizia è che esiste un metodo per testare il tuo business senza dover aprire subito una partita IVA, in modo da poter provare a fare dropshipping senza partita IVA: il Temporary Shop. Come vendere online senza partita IVA? Con un negozio temporaneo!  

Temporary Shop: 30 giorni per poter testare il tuo business

dropshipping senza partita iva

Fare dropshipping senza partita IVA è possibile, per un periodo di tempo limitato. Il Temporary Shop è a tutti gli effetti un’attività commerciale, ma con la particolarità di non avere l’obbligo di apertura della partita IVA se il periodo di attività del negozio (anche se online) è di massimo 30 giorni su 365, in quanto si presuppone che sia un’attività di tipo occasionale.

Storicamente il Temporary Shop nasce per esigenze legate al marketing. Tramite l’apertura di questi negozi temporanei i vari brand, principalmente di moda, possono testare nuovi prodotti, effettuare promozioni mirate a livello locale, lanciare nuove collezioni o smaltire le rimanenze di quelle vecchie sfruttando l’effetto scarsità derivante dal ridotto tempo di apertura del negozio che può essere attivo per un massimo di sei mesi.

Tramite il Temporary Shop potrai quindi testare il tuo negozio in dropshipping senza partita IVA, e decidere di aprirne una nel momento in cui hai avuto conferma di avere tra le mani un business profittevole.

Quindi, cosa bisogna fare per aprire un Temporary Shop in piena regola?

  1. Assicurarti che il Comune dove intendi avviare questo negozio temporaneo preveda il Temporary Shop per gli ecommerce. Non tutti i Comuni, infatti, sono preparati a questa evenienza e a volte bisogna concordare con il SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) come comportarsi per l’apertura del negozio temporaneo.
  2. Organizzare tutti i preparativi per essere pronto a vendere sin dal primo giorno di apertura (scegliere i prodotti, ricercare eventuali limitazioni o problemi relativi all’importazione, creare il sito e il piano di marketing, ecc.). Ognuno dei 30 giorni di test è fondamentale per riuscire a capire l’andamento futuro del business e per decidere se vale la pena fare il salto di aprire la partita IVA.
  3. Presentare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) presso il Comune nel quale aprirai il tuo ecommerce. Alla fine dei 30 giorni dovrai presentare un’altra SCIA: se le cose sono andate male per la cessazione dell’attività di Temporary Shop, o per avviare la tua attività di dropshipping con partita IVA.
  4. Fare attenzione a dove vendi. La vendita tramite internet ti permette di poter raggiungere mercati anche molto lontani ma la vendita all’estero segue delle meccaniche particolari e, vendendo in altri paesi dell’Unione Europea, potresti dover effettuare degli ulteriori adempimenti e versamenti nei paesi di destinazione della merce. Mi raccomando: rivolgiti a un esperto per chiarire la situazione.
  5. Stare attento al guadagno generato tramite il Temporary Shop: se il guadagno (ricavi meno costi) sarà superiore a € 5.000,00 dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS e versare i relativi contributi, come abbiamo detto sopra, anche se in seguito al test deciderai di aprire la tua partita IVA. 

Finiti i 30 giorni la scelta sarà chiara: se le vendite sono andate male e non vedi un potenziale nel business, puoi chiudere il sito e interrompere tutte le attività. Se invece il test dà dei risultati positivi, non ti resta altro da fare che aprire la tua partita IVA. 

Questo è uno dei modi più efficaci per testare la tua attività di dropshipping senza partita IVA.

Quali adempimenti bisogna effettuare per aprire una partita IVA?

fare dropshipping senza partita iva

Fare dropshipping senza partita IVA non è possibile. Andiamo quindi a vedere cosa fare per aprire una partita IVA. Innanzitutto, bisogna identificare il corretto inquadramento dell’attività di modo da poter definire il codice ATECO (ATtività ECOnomica) per provvedere alla richiesta di assegnazione della partita IVA e tutti i successivi adempimenti.

Essendo il dropshipping una particolare forma di ecommerce, nella quale il venditore acquista i prodotti nel momento esatto in cui li vende, l’attività è inquadrabile come attività di Commercio Elettronico e quindi il Codice ATECO di riferimento è il 47.91.10 – Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via Internet.

Una volta stabilito questo occorre presentare le pratiche verso i vari enti per regolarizzare l’apertura dell’attività:

  • Al Comune in cui l’attività ha la propria sede, presenterai il modello SCIA per la segnalazione di inizio attività di Commercio Elettronico;
  • All’Agenzia delle Entrate presenterai il modello AA9/12 per richiedere l’attribuzione di un numero di partita IVA. Se oltre all’attività di dropshipping in Italia effettui anche altre attività, ad esempio consulente di Digital Marketing, devi semplicemente andare ad aggiungere il relativo Codice ATECO: il numero di partita IVA infatti è sempre uno per soggetto (le società costituiscono soggetto a sé, come vedremo in seguito);
  • Alla Camera di Commercio presenterai il modello I1 per richiedere l’iscrizione al Registro delle Imprese. All’interno di questo modello potrai, tramite il quadro AC, richiedere l’Iscrizione alla Gestione Commercianti o l’esenzione dall’iscrizione, nel caso in cui tu sia anche lavoratore Dipendente con più di 28 ore lavorative settimanali.

Queste pratiche possono essere effettuate anche in un’unica soluzione (ove consentito dal Comune) tramite il software gratuito ComUnica della Camera di Commercio… ma affidarsi a un Professionista è sempre meglio!

Quanto costa aprire una partita IVA?

Per fare dropshipping ci vuole la partita IVA, questo è ormai chiaro. Per quanto riguarda il costo per l’apertura di una partita IVA (intesa nel senso comune e non tecnico) può variare, anche di molto, principalmente in base a due fattori:

  • I diritti da versare alla Camera di Commercio e al Comune (variano da un minimo di € 53,00 a un massimo di € 128,00);
  • La Forma Giuridica dell’Impresa. 

Ecco un esempio, aggiornato al 2019, che riguarda i costi di apertura per le forme più diffuse di attività:

Costi di Costituzione

Forma giuridica dell’impresa Ditta individuale forfettaria Ditta individuale normale s.n.c. s.r.l. normale s.r.l. a capitale ridotto s.r.l.s.
Costituzione (Notaio) € 0,00 € 0,00 € 800,00 € 1.200,00 € 1.200,00 € 0,00
Costituzione (Commercialista) € 250,00 € 250,00 € 250,00 € 250,00 € 250,00 € 250,00
Imposta di Registro € 0,00 € 0,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00
Diritti di Segreteria € 18,00 € 18,00 € 90,00 € 90,00 € 90,00 € 90,00
Imposta di Bollo € 17,50 € 17,50 € 156,00 € 156,00 € 156,00 € 0,00
Diritti Camerali (in media) € 63,00 € 63,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00
Tassa concessione governativa € 0,00 € 0,00 € 0,00 € 309,87 € 309,87 € 309,87
PEC € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00
Vidimazione Libri Sociali (x 200 pagine) € 0,00 € 0,00 € 0,00 € 60,00 € 60,00 € 60,00
Capitale Sociale Minimo Obbligatorio per la Costituzione € 0,00 € 0,00 € 0,00 € 2.500,00 € 1,00 € 1,00
Tassa di Registrazione e Bolli Vari € 0,00 € 0,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 50,00
Firma Digitale (da rinnovare ogni 3 anni) € 0,00 € 0,00 € 60,00 € 60,00 € 60,00 € 6o,00
Totale Costi di Apertura € 378,50 € 378,50 € 1886,00 € 5.155,87 € 2.656,87 € 1.250,87

Quanto costa avere una partita IVA?

I costi inerenti a una attività di dropshipping possono variare enormemente in base alla sua forma giuridica.

Partita IVA e dropshipping: forma giuridica dell’attività

Che relazione c’è tra dropshipping e regime forfettario? Per rispondere a questa domanda, e per capire come e quando è necessaria una partita IVA, è necessario prima capire cosa intendiamo con “forma giuridica” di un’attività. 

La forma giuridica indica la configurazione dell’attività da un punto di vista giuridico. Possiamo definire tre tipologie principali di forme giuridiche:

  • Ditta individuale. L’azienda coincide con l’imprenditore, il quale è pienamente responsabile per i suoi debiti con tutto il proprio patrimonio. È la forma giuridica più economica in assoluto, soprattutto se viene esercitata aderendo al regime forfettario (un regime agevolato che taglia adempimenti burocratici e abbatte le imposte e i contributi da versare).
  • Società di persone (s.s., s.n.c. e s.a.s.). L’azienda è un soggetto separato rispetto ai soci/imprenditori che però sono pienamente responsabili per i debiti dell’azienda con tutto il proprio patrimonio, in maniera solidale (insieme) e sussidiaria (se uno dei soci non è in grado a pagare dovranno pensarci gli altri). È meno costosa rispetto ad una società di capitali ma è più costosa di una ditta individuale. Il suo uso, in ambito di partita iva e dropshipping, è consigliabile solo in casi particolari.
  • Società di capitali (s.a.p.a., s.r.l., s.r.l.s. e s.p.a.). L’azienda è un soggetto totalmente a sé rispetto ai soci/imprenditori. Tipico di questa forma giuridica è la totale separazione del patrimonio dell’azienda dal patrimonio dei soci, ma attenzione: solo dei soci, gli amministratori sono comunque responsabili illimitatamente nei casi di dolo e colpa. Tra le tre tipologie è certamente quella più costosa ma allo stesso tempo è anche la più flessibile e quella da preferire in casi di business ad alto rischio, come potrebbe essere per i negozi di dropshipping che lavorano in ambito high-tech ed elettrodomestici

Spesso, nel corso della mia attività, soprattutto quando i clienti mi chiedono come fare dropshipping senza partita IVA, sento parlare della s.r.l.s. come di una forma giuridica più economica rispetto alla s.r.l. per via del fatto che al momento della costituzione si può versare anche solo un euro di capitale sociale, ma ciò in realtà è falso. Anche le s.r.l. possono infatti essere costituite con un capitale sociale inferiore ai €10.000,00 stabiliti dalla legge, solo che per farlo devono sottostare ad alcune regole speciali, volte a garantire la solidità dell’azienda. Regole aggiuntive che garantiscono all’azienda un accesso più facile al credito e una maggiore flessibilità rispetto alla s.r.l.s. e che quindi vanno attentamente valutate nel momento di fondazione dell’azienda.

  • Società cooperative. L’azienda è in tutto e per tutto una società di capitali per il suo funzionamento, ma ha un sistema di imposizione fiscale più vantaggioso, a causa del fatto che è creata con lo scopo di far raggiungere ai soci l’ottenimento di garanzie, assistenza e tutela reciproca (fine mutualistico) prima ancora del guadagno. Sono un po’ meno costose e meno flessibili delle società di capitali ma, dato il fine mutualistico prevalente, non sono consigliabili in ambito di dropshipping.

Alla luce di quello che abbiamo appena visto ecco un altro esempio, sempre aggiornato al 2019, dei costi annuali di mantenimento di un’attività, prendendo come riferimento un’azienda ancora in fase di partenza o comunque in attività da poco tempo:

Costi Annuali

Forma giuridica dell’impresa Ditta individuale forfettaria Ditta individuale normale s.n.c.* s.r.l. normale** s.r.l. a capitale ridotto** s.r.l.s.**
INPS commercianti base (anno 2019)*** € 2.486,26 € 3.382,45 € 3.382.45 € 3.382,45 € 3.382,45 € 3.382,45
Diritti camerali (variano in base alla C.C.I.A.A.) € 63,00 € 63,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00
Tassa concessione governativa € 0,00 € 0,00 € 0,00 € 309,87 € 309,87 € 309,87
Deposito Bilancio € 0,00 € 0,00 € 0,00 € 127,50 € 127,50 € 127,50
PEC € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00
Assistenza Commercialista € 600,00 € 1.500,00 € 2.000,00 € 3.000,00 € 3.000,00 € 3.000,00
Responsabilità Limitata NO NO NO SI SI SI
Totale € 3.179,26 € 4.975,45 € 5.612,45 € 7.049,82 € 7.049,82 € 7.049,82

* L’importo dell’INPS deve essere versato per ogni singolo socio.
** L’importo dell’INPS deve essere versato da ogni socio che svolge attività lavorativa all’interno della società.
*** L’INPS per i commercianti ha un funzionamento particolare: fino ad un reddito imponibile di € 15.810,00 si paga la quota fissa che viene riportata in tabella mentre superata tale somma si paga, per la differenza, alla percentuale del 24,09%, insieme alla dichiarazione dei redditi.

Eccoci giunti alla fine del nostro percorso.

Spesso, quando si valuta l’avvio di un’attività di dropshipping si pensa agli aspetti legati al marketing, alla ricerca del prodotto e alla costruzione del sito, tralasciando aspetti sensibili come l’economicità del progetto e la sua tutela fiscale e giuridica. Ciò avviene principalmente perché non si conoscono bene gli aspetti fiscali del dropshipping, o gli aspetti economici e legali di fare dropshipping senza partita IVA o di vendere su Shopify senza partita IVA. 

Spero, con questo articolo, di averti aiutato a prendere coscienza della situazione e degli obblighi di legge per gli ecommerce, di modo da garantirti una crescita imprenditoriale che potrà permetterti di avere un business vincente e redditizio.

Se per caso avessi qualche dubbio o ti servisse qualche altra informazione lascia un commento qui sotto: ti risponderò appena possibile.

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